Maria Gaetana Agnesi - Comune di Varedo (MB)

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Maria Gaetana Agnesi

 

maria gaetana agnesi

 

MARIA GAETANA AGNESI (1718-1799)

DONNA DI SCIENZA E DI CARITA’


Nata a Milano nel 1718, Maria Gaetana Agnesi è una tipica esponente di quella piccola nobiltà arricchita con gli appalti del governo austriaco, attenta alle scienze sul modello francese, di un cattolicesimo dai forti connotati sociali. Fanciulla prodigio, condivide con le sorelle la competenza musicale (in particolare per il clavicembalo), la vasta conoscenza delle lingue antiche e moderne, e soprattutto il forte interesse per le scienze matematiche, fisiche e naturali, in un contesto di perfetta medierà fra la riscoperta di Galileo senza preconcetti, l’apertura a Newton e la nascita dello spirito enciclopedico francese.
Il periodo fra quarto e quinto decennio è segnato dai più robusti risultati nei vari campi di applicazione. Per l’analisi algebrica, l’indagine sul calcolo infinitesimale – l’oggetto della grande contesa fra Leibniz e Newton, e soprattutto la chiave di lettura essenziale per un “mondo nuovo” – trova definitiva codificazione nell’edizione delle Istituzioni analitiche ad uso della gioventù italiana (1748), dove l’alto livello dell’indagine e l’enunciazione della celebre versiera che dall’Agnesi prenderà il nome si accompagna ad un’istanza pedagogica assolutamente tipica di un certo cattolicesimo lombardo, che soprattutto negli anni dell’arciepiscopato di Giuseppe Pozzobonelli (1743 – 1783) saprà conciliare i tradizionali settori caritativi del patriziato (a cominciare dalla direzione dell’Ospedale Maggiore) con un impegno sociale attento alle nuove esigenza della società in mutamento; ed è notevole il parallelismo con l’afflato caritativo bresciano che si esprimerà nella pittura dei pitocchi. D’altro canto la duplice istanza scientifica e cristiana trovava nell’Agnesi un altro campo applicativo nella conoscenza dell’ebraico e nella esegesi scritturale: la coscienza filologica settecentesca, l’apertura mentale neomuratoriana nel leggere le vicende ecclesiali e la stessa Bibbia in una dimensione di profonda storicità, il sogno di una chiesa meno legata alla difesa dei propri privilegi e più aperta intellettualmente coesistono in una visione di severa moralità, di spiccata ascesi e di chiaro impianto pedagogico.
Questo spiega la “doppia carriera” dell’Agnesi: da un lato c’è la precoce aggregazione all’Accademia delle Scienze di Bologna (in assoluto, la più vivace realtà scientifica italiana e la più aperta ad un respiro europeo per i rapporti costanti con le istituzioni parigine e londinesi), la proposta di papa Benedetto XIV Lambertini, altro grande neomuratoriano, di assumere la cattedra di matematica nell’Università di Bologna, la stima eccezionale per una donna del Settecento in contesti di così alto livello; dall’altro c’è la scelta dell’Agnesi di ridurre in progressione i suoi impegni, terminando dopo il 1752  ogni attività pubblica e dedicandosi interamente allo studio e alle opere caritative. Fra queste ultime, bisogna evidenziare soprattutto l’educazione diretta dei fanciulli, in un piano di riscoperta complessiva dell’educazione primaria tipica della sensibilità patrizia settecentesca e ottocentesca – basti pensare ai cicli pedagogici di Antonio Canova per i Rezzonico – e coinvolgente in modo diretto proprio la villa di Varedo, dove l’Agnesi, con scelta pedagogica strepitosa, insegna ai bambini, nella sacrestia della chiesetta, religione e matematica.
L’interesse per l’arte vive uno sviluppo analogo: nata e cresciuta in spazi combinanti razionalismo architettonico e rococò decorativo (come appunto la villa di Varedo), è precoce il suo interesse per il neoclassicismo, al punto da farsi ritrarre dall’emergente Giuseppe Franchi. Morta a Milano nel 1799, dunque all’inizio di quella età napoleonica che aveva posto termine al governo austriaco nel quale era vissuta, l’Agnesi lasciò erede la sorella Paolina, a sua volta morta nubile e con lascito ereditario all’Ospedale Fatebenefratelli di Milano: qui infatti si conserva il ritratto delle due sorelle, opera (non casualmente) della donna pittrice Maria Antonietta Bisi.

   

  Prof. Andrea Spiriti

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